Il conflitto tra Hamas e Israele, innescato il 7 ottobre dall’attacco terroristico alla popolazione israeliana, ha raggiunto proporzioni immani, non solo a Gaza e in Israele, ma in Cisgiordania e in Libano. La tensione è altissima in tutta la regione, con episodi bellici e terroristici in Siria, Iran Iraq e nel Golfo di Aden.
Più di 27.000 i morti palestinesi (di cui il 70% donne e bambini), più di 1.200 i morti israeliani (la grande maggioranza civili, di cui almeno 33 bambini), 123 i morti libanesi colpiti da artiglieria israeliana (tra cui almeno 21 civili). Decine di migliaia i feriti, e quasi due milioni le persone sfollate nei/dai territori palestinesi, di cui 1,9 a Gaza, almeno mille in Cisgiordania e Gerusalemme Est, a causa di violenze e restrizioni, e più di 75.000 i libanesi, spostatisi dalla parte meridionale al confine con Israele.
Durante i sette giorni di pausa umanitaria di fine novembre, sono stati rilasciati 86 ostaggi israeliani e 24 stranieri. Si stima, secondo fonti israeliane, che circa 120 persone rimangano prigioniere a Gaza, tra israeliani e stranieri.
La crisi umanitaria a Gaza è fuori controllo, con condizioni terribili per la quasi totalità della popolazione. Circa 1,9 milioni di persone a Gaza, ovvero quasi l’85% della popolazione, sono sfollate. Di queste circa 1,2 milioni sono accolte presso 151 centri delle Nazioni Unite (UNRWA). I centri di accoglienza sono sovraffollati e in condizioni igienico-sanitarie deplorevoli. Decine di migliaia di sfollati interni, arrivati a Rafah dal 3 dicembre, hanno continuato ad affrontare condizioni di estremo sovraffollamento e di grave disagio all’interno e all’esterno dei centri di accoglienza.
Aspettano per ore ammassati intorno ai centri di distribuzione degli aiuti, con un disperato bisogno di cibo, acqua, riparo, salute e protezione. In assenza di un numero adeguato di latrine, è diffusa la defecazione all’aperto; ciò aumenta i rischi di epidemie, soprattutto durante le piogge.
Incalcolabile il numero degli edifici distrutti dai bombardamenti, tra cui 372 scuole, 30 ospedali, 53 centri sanitari, ma anche 3 chiese e 138 moschee. Si stima che più del 60% delle abitazioni della Striscia sia stato distrutto o danneggiato. Il governatorato di Rafah è rimasto quasi l’unica area dove è possibile ricevere aiuti, seppur in modo decisamente insufficiente. La distribuzione degli aiuti nel resto della Striscia di Gaza è stata in gran parte interrotta a causa dell’intensità delle ostilità e delle restrizioni di movimento lungo le strade principali, ad eccezione di limitate consegne di carburante ai principali fornitori di servizi.
La risposta di Caritas Italiana
Caritas Italiana segue costantemente l’evolversi della situazione in collaborazione con Caritas Gerusalemme, Caritas Libano e altri due partner consolidati in Terra Santa: l’ong palestinese Trust of Program e l’ong israeliana Friendship Village. Oltre alla risposta umanitaria, per il futuro si sta studiando la possibilità di ampliare un progetto di pace e riconciliazione proprio con l’ong Israeliana Friendship Village, che da anni è impegnata su questo fronte, grazie anche al sostegno finanziario di Caritas Italiana.
L’impegno di Caritas Italiana in Terra Santa è stato continuo nel corso degli ultimi decenni, con un sostegno diretto ai progetti di Caritas Gerusalemme e di altri partner della società civile palestinese ed israeliana. Dal 2019 Caritas Italiana fa parte del working group di accompagnamento di Caritas Gerusalemme, che ha portato a una riorganizzazione interna, ad un nuovo piano strategico e allo sviluppo di un dipartimento “socio-pastorale” volto anche ad incentivare la collaborazione tra Caritas Gerusalemme e le parrocchie dei Territori Palestinesi Occupati, attraverso la creazione di gruppi Caritas parrocchiali. Non è mancato il sostegno all’azione umanitaria di Caritas Gerusalemme, in particolare per i progetti di emergenza nella Striscia di Gaza.
La Colletta nazionale indetta per il prossimo 18 febbraio ha proprio l’obiettivo di continuare a sostenere i piani di intervento in Terra Santa.
Puoi farlo anche tu, utilizzando il conto corrente postale n. 347013 o con un bonifico bancario specificando nella causale “Emergenza in Terra Santa“:
Banca Popolare Etica
Codice IBAN: IT24 C050 1803 2000 0001 3331 111
Banco Posta
Codice IBAN: IT91 P076 0103 2000 0000 0347 013
Banca Intesa Sanpaolo
Codice IBAN: IT66 W030 6909 6061 0000 0012 474
UniCredit
Codice IBAN: IT88 U020 0805 2060 0001 1063 119
Banco BPM
Codice IBAN: IT76 Y 05034 01647 000000009900